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“Il naufragar mi è dolce in questo vino”

Vitigni autoctoni prestigiosi, particolarmente gradevoli e versatili: la regione di Giacomo Leopardi spazia tra bianchi, rossi e bollicine, tra conferme secolari e piacevoli sorprese

Sono la patria del Verdicchio e del salame di fichi di cui Giacomo Leopardi era particolarmente ghiotto, delle olive ascolane e del Mistrà (un particolare liquore a base di anice). Stiamo parlando delle Marche, terra di vette e di colline, una manciata di pianure, un mare tra i più pescosi d’Italia e quasi duecento chilometri di costa dove sorgono località marittime tanto straordinarie da essere protette. La cucina e i vini, qui, la fanno da padroni. E l’inno della regione, scritto dal giovane e talentuoso Giovanni Allevi, accompagna il naufragare dolce in un mare che da azzurro diventa verde, e poi si tinge di tutte le sfumature del giallo e del rosso, che sono quelle dei famosi vini delle Marche. Alcuni vitigni autoctoni sono prestigiosi: pensiamo al Verdicchio Doc, che esprime nelle assolate colline dello Jesino le sue caratteristiche migliori; al tonico ma mai spigoloso Lacrima di Morro d’Alba Doc, che sa di fragola, ciliegino, more di rovo, mirtilli e violetta; alla Vernaccia di Serrapetrona, prima delle cinque Docg regionali. E se questi sono i vini noti da tempo, oggi stanno assurgendo agli onori della cronaca gli scanzonati Pecorino e Passerina, bianchi disinvolti, ottimi per l’aperitivo, leggeri, non impegnativi, facili per ogni occasione. E ancora il Rosso Conero e il Conero Riserva Docg, due grandi rossi nati nei vigneti di appena sette Comuni della provincia di Ancona, all’ombra dell’omonimo promontorio a picco sul mare Adriatico. Sono questo e molto altro ancora le Marche del vino. Un’isola felice nel cuore d’Italia, dove un grande terroir è la matrice sicura per grandi vini. 
NUMERI E QUALITÀ Con 15 Doc, 5 Docg, e 1 Igt, le Marche confermano l’alto livello raggiunto dalla vitivinicoltura regionale: vini bianchi e rossi, secchi e amabili adatti ad accompagnare piatti di pesce, carni bianche, carni rosse, a tutto pasto, da servire coi dessert. Partiamo dall’aperitivo. L’Offida Doc Passerina – ottima in cucina abbinata ad antipasti, fritture di pesci minuti e calamari - si propone in due versioni: quella fer‑ ma, dai profumi delicati e dalla giusta acidità, e quella spumantizzata, dove la piacevolezza delle bollicine rende ancora più godibile la freschezza di questo vino. Ma c’è anche una terza declinazione, la versione passita ed è quella che riserva sorprese: le tecniche di vinificazione e il periodo di affinamento in legno modificano le sue caratteristiche sensoriali, valorizzandone dolcezza e setosità.  Più potente e da pasto è l’Offida Doc Pecorino, caratterizzato da un’elevata gradazione alcolica, sempre al di sopra dei 13 gradi. Un vino sorprendentemente longevo e dal profumo intenso di frutti esotici, ottimo su primi di pesce, fritti e insalate di mare.  Il re dei bianchi marchigiani, e uno dei più popolari e amati d’Italia, è il Verdicchio. Sinuoso e morbido, dal sapore asciutto, armonico, con un retrogusto gradevolmente amarognolo, questo vitigno è prodotto nelle zone di Macerata e Ancona: nel primo caso si tratta di Verdicchio di Matelica, nel secondo caso del Verdicchio dei Castelli di Jesi, forse il più famoso e apprezzato. Quest’ultimo vanta anche un singolare primato: è il primo nome di vino comparso nella più antica etichetta italiana. La sua popolarità è dovuta soprattutto alla sua versatilità: mettetelo alla prova e scoprirete che potrete abbinarlo infallibilmente con qualsiasi piatto di pesce.  Poi c’è il Rosso del Conero, che profuma di frutti di bosco e spezie e sa di frutta, liquirizia e talvolta anche un po’ di tabacco, di fico secco, di pepe nero ed erbe aromatiche. Possente e un pizzico selvaggio, è il compagno ideale di grigliate di carne, piatti di selvaggina, arrosti. La via del Rosso Conero, tra ginestre e corbezzoli, è una chiave di lettura del territorio e dei suoi caratteri, e merita di essere percorsa. La strada attraversa Ancona e tocca varie località: Osimo, sede di famosi pastifici e del santuario dedicato a San Giuseppe da Copertino; Sirolo e Numana, pittoresche località della Riviera del Conero; Camerano, con le sue grotte ricche di fascino; infine Loreto, sede del più grande santuario mariano d'Italia.  
15 Doc (origine controllata)  Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, Falerio dei Colli Ascolani, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Terre di Offida, Pergola, Rosso Conero, San Ginesio, Serrapetrona, Rosso Piceno o Piceno, Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica 5 Docg (origine controllata e garantita)  Conero, Vernaccia di Serrapetrona, Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Offida,Verdicchio di Matelica Riserva 1 Igt (indicazione geografica tipica)  Marche
Focus Verdicchio Nome Verdicchio Soprannome Il nome è un po' un soprannome: deriva dal colore dell'acino, che mantiene evidenti sfumature di verde anche a piena maturazione. Residenza (Zona di produzione)  Cupramontana è considerata la capitale del Verdicchio. Il vitigno è  autoctono delle Marche: le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono al XVI secolo. Le principali zone di coltivazione sono quella di Matelica in provincia di Macerata e quella dei Castelli di Jesi in provincia di Ancona, dove si producono gli omonimi vini Doc e Docg. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha più corpo rispetto al Verdicchio di Matelica, mentre quest'ultimo è in genere più dotato dal punto di vista olfattivo. Il Verdicchio è diffuso anche in altre zone delle Marche, dell'Umbria e dell'Abruzzo: tuttavia, al di fuori delle zone suddette, il vitigno tende a perdere il suo nerbo. Età Il Verdicchio è un vitigno senza età: può essere bevuto giovane ma anche invecchiato (superando persino i vent'anni), può essere fermo o frizzante, fino alle declinazioni passite e muffate.  Note degustative Strutturato, corposo, elegante, si presenta di un giallo paglierino con evidenti riflessi verdolini, che ne evidenziano fragranza, vivacità e una notevole freschezza. Inizia con decisi profumi di fiori di biancospino e fiori di campo, per passare poi a un fruttato fresco di pesca, mela e lievi ricordi di agrumi. Inconfondibile finale dal retrogusto di mandorla amara. Abbinamenti con il cibo È un vino da tutto pasto grazie alla sua struttura e persistenza gusto-olfattiva. Trova il giusto abbinamento soprattutto con il pesce, in particolare su antipasti, risotti e cotture alla griglia o gratinate. Nella versione spumantizzata o passita si abbina anche a fritti e dolci.  Temperatura di servizio Va servito a una temperatura di 8-10° C. Il bicchiere giusto Calice di media dimensione svasato alla sommità.