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Il calor del sol che si fa vino

Così Dante definisce il nettare della sua terra. Terra che oggi è famosa in tutto il mondo anche per capolavori come il Chianti, il Brunello e il Morellino

Dici Chianti e Brunello di Montalcino e hai già capito dove ti trovi. Questi due vini sono infatti il simbolo nel mondo della Toscana e del made in Italy enologico più blasonato. Complice una campagna che distilla poesia, oltre che nettare di Bacco, non c’è un angolo di questa regione che non parli di vino e, naturalmente, di buon cibo da abbinarvi. Un viaggio nella terra di Dante in poche righe non è davvero semplice, ma proveremo a compierlo cercando di coglierne le suggestioni enologiche più notevoli.


I vitigni: sangiovese, trebbiano & CO.

In questa terra, il vigneto è caratterizzato dalla preponderante presenza di Sangiovese, tra i rossi, e di Trebbiano tra i bianchi. Seguono il Brunello (varietà locale del Sangiovese) e il Ciliegiolo. Gli altri vitigni raggiungono a fatica l’1% della produzione: Vernaccia, Vermentino, Ansonica, Malvasia, e Biancone tra i bianchi; Prugnolo Gentile (altra varietà di Sangiovese), Merlot, Cabernet, Pollera Nera tra i rossi.


Il vermiglio Chianti 

Sangiovese e Trebbiano sono felicemente accomunati nel Chianti, prodotto nel più ampio distretto vinicolo italiano (il suo perimetro coinvolge oltre 100 Comuni e 6 province): il nome Chianti richiama una precisa realtà geografica, il gruppo montuoso che si estende tra Firenze e Siena, ma l’area di produzione del vino omonimo è molto più ampia. Il distretto allargato interessa oggi sei province, cui corrispondono diverse sotto-denominazioni: Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colline Pisane, Colli Senesi, Montalbano, Montespertoli, Rufina. Un vino, il Chianti, dalla storia antica che conserva nel suo Dna qualcosa dei vini Vermigli tanto decantati dai poeti nel Medioevo. Il suo nome appare per la prima volta alla fine del Trecento, ma il Chianti moderno, una base di Sangiovese arricchita da apporti di Canaiolo, Trebbiano e altre uve, si deve al Barone Bettino Ricasoli che lo codificò nella seconda metà dell’Ottocento. Oggi, il Chianti è il primo vino Doc italiano a livello di quantità prodotte e certo uno dei più apprezzati sui mercati internazionali. 


Il blasonato Brunello

La fama che accompagna il Chianti è forse superata da quella del Brunello di Montalcino, un vitigno Sangiovese localmente detto Brunello, che deve la sua eccezionalità alle caratteristiche del clima e del terreno del luogo, ma anche al lavoro di cantina che prevede, tra l’altro, una lunga macerazione e un prolungato affinamento in botti di rovere. Creato il vino, che nasce ufficialmente verso la metà dell’Ottocento, i produttori di Montalcino poi ne costruirono l’immagine con una delle più intelligenti campagne promozionali perseguita costantemente e metodicamente per decenni, tant’è che oggi il Brunello è un nome a tutti noto, quasi mitico e sinonimo di qualità esclusiva.


Montalcino, però, non è solo Brunello. Oltre alle produzioni Chianti Colli Senesi, Colli dell’Etruria Centrale e Vin Santo del Chianti, questa piccola zona può vantare tre Doc esclusive: il Rosso di Montalcino, che nasce sia dall’opportunità di un prodotto “dell’anno”, sia per dare sbocco alle uve che per vari motivi non sono giudicate adatte alla produzione superiore; l’antico Moscadello, vino di vendemmia tardiva da uve Moscato; Sant’Antimo, che ha preso nome dalla celebre abbazia.


Tra Siena e Firenze

A San Gimignano, la città delle torri, si trova invece la più celebre delle Vernacce: è un vino apprezzato nei secoli da papi e principi, primo in Italia a ottenere la Doc e in seguito la Docg, unico bianco toscano a fregiarsi del massimo riconoscimento di qualità. 

Tra i più prestigiosi vini italiani si inserisce anche il Vino Nobile di Montepulciano, rosso che nasce dalle colline che attorniano l’omonimo centro senese a cavallo tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana. Il fratello minore è il Rosso di Montepulciano, vino di immediato consumo, cui si è recentemente aggiunto il Vin Santo di Montepulciano. Completano la rassegna enologica del Senese meridionale le Doc Orcia e Valdichiana, quest’ultima condivisa con la provincia di Arezzo, che vanta pure la denominazione esclusiva Cortona.

Spostandoci nei Colli Fiorentini, lí la perla enologica è il Pomino che viene prodotto in una delle zone Doc più piccole della Toscana, nell’alta collina della Val di Sieve. I suoi vini già nel Settecento erano reputati tra i migliori della regione. La produzione oggi riguarda le tipologie Bianco, Rosso e Vin Santo: quantità limitate, ma qualità eccellente.


Aria di mare

Scendiamo lungo la Costa Livornese, dove ci attende la piccola ma qualificatissima zona di Bolgheri. Fino a pochi anni fa questo borgo del primo entroterra era noto solo per i cipressi di San Guido e altre memorie carducciane; oggi ha un posto d’onore tra le zone vinicole più dinamiche della Toscana grazie alla produzione della sottozona Sassicaia, dove si è scommesso sul Cabernet Sauvignon, capofila di altri rossi di grande prestigio che si inseriscono in una produzione bene equilibrata tra rinnovamento e tradizione.

Infine, in una delle zone più incontaminate della Toscana, la Maremma, nasce il Morellino di Scansano, tra le valli del fiume Ombrone e del fiume Albegna. Vino quasi completamente a base di Sangiovese, deve le sue caratteristiche qualità al clima: i vigneti subiscono il benefico influsso delle brezze marine, che mitigano in estate le alte temperature diurne.